Avete mai sentito parlare di Bias cognitivi e di neuromarketing? Sono tutti elementi, studi e analisi che ci portano alla creazione di strategie di digital marketing efficaci per il nostro brand. Attraverso lo studio del cervello e del modo in cui opera si può arrivare a pianificare un metodo pubblicitario per invogliare una persona a diventare un possibile cliente del tuo brand.
Entriamo più nello specifico: che cosa sono esattamente i Bias cognitivi?
Un Bias cognitivo può essere associato ad una vera e propria percezione soggettiva della realtà, la quale però, non è sempre veritiera perché si basa sui principi della nostra esperienza personale. Le percezioni che ci vengono in mente nel corso della giornata fanno si che le nostre stesse credenze si riflettano tali e quali nella realtà che viviamo. Possiamo chiamarle interferenze che ha il nostro cervello? Oppure sono semplici paure, credenze ed influenze difficili da scardinare?
La relazione fra digital marketing e Bias cognitivo
Sappiamo molto bene che ad oggi fare pubblicità, marketing e comunicazione non è solamente una questione di saper parlare ed usare la fantasia. E’ anche la relazione fra psicologia e marketing stesso. Già attraverso uno studio approfondito della psiche di un possibile cliente possiamo dire di poter raccogliere numerose nozioni che ci potrebbero aiutare nella creazione di una strategia specifica volta all’acquisto di un prodotto.
La scienza che mette in relazione il digital marketing e lo studio della psicologia del cliente si chiama neuromarketing. Qual è allora la relazione fra digital marketing e Bias cognitivi?
Il momento preciso in cui il consumatore è più vulnerabile: l’istante in cui deve procedere per un acquisto. Perciò l’utilizzo di questo mezzo (il Bias) potrebbe risultarci utile nella creazione di una leggera distorsione della realtà, in grado di modificare la decisione di una persona quando deve acquistare un prodotto o un servizio.
Ma scopriamo la vera definizione di neuromarketing…
Il neuromarketing è quella disciplina che si sta facendo largo in questo periodo. Tratta l’applicazione delle conoscenze e pratiche neuroscientifiche al marketing tradizionale. Quest’azione fa si che si studino i processi irrazionali che avvengono all’interno della mente del consumatore nel momento in cui deve prende una decisione d’acquisto.
Portare questa novità nel mondo del digital marketing ha dato la possibilità di viaggiare a pari passo con il processo tradizionale di fare pubblicità. La conoscenza profonda delle esigenze del cliente potrebbe aiutare un’azienda a dare soluzioni e offrire migliorie nei suoi prodotti.
Facciamo qualche esempio di Bias cognitivo
Bias cognitivi di ancoraggio
Questo primo Bias prende in considerazione la prima idea che si fa un consumatore su un determinato prodotto. Quella stessa idea che poi metterà a confronto le soluzioni trovate all’interno di siti se la ricerca è online, oppure nei negozi se l’acquisto verrà fatto offline.
Bias cognitivi di conferma
Questo Bias è fondamentale in tutti i livelli della comunicazione, e afferma quello che le persone vogliono sentirsi dire. Vanno a ricercare notizie, informazioni e fatti che siano a favore della propria tesi. Sostanzialmente il processo avviene per dimostrare di avere ragione su un determinato argomento e che rafforzi il proprio pensiero.
Bias cognitivi di salienza
Il Bias della salienza, molto importante nel settore del marketing, gioca sulla tendenza ad esprimere dei giudizi e delle conclusioni conoscendo solamente una parte delle caratteristiche, le quali siano ben evidenti. In pratica si prende in considerazione una parte, quella più importante rispetto all’intero prodotto. Vedi il cavallino della Ferrari o il logo della mela di Apple.
Vi riuscite a riconoscere in uno di questi tre bias cognitivi? In realtà ce ne sono molti di più da scoprire e da cui prendere conoscenza per non commettere errori nelle decisioni. Noi ve ne abbiamo elencati alcuni per farvi conoscere quelli più utilizzati nel mondo del digital marketing. Dobbiamo fare però una precisazione. Questa strategia per la comunicazione non è da associare ad alcun tipo di manipolazione.
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